Periodo mostra:
31 gennaio - 6 aprile 2024
da martedì a sabato
ore 15:30 - 19:30
"Tra Aria e Acqua” è il titolo di una mostra costruita idealmente sul ricordo di una palude, quella della terra di origine dell’autore - Latina. Il luogo reale, la Palude Pontina, si lascia scivolare a favore di un elemento tutto interno alla pittura, un fondamento trasfiguratore la cui incessante attività creatrice esprime figurazioni senza sosta, animate da spinte vitali dai confini difficilmente decifrabili.
Un acquitrino mitologico dirada e aggrega solidità dalle sembianze umane e elementi fluidi della natura. La pittura si insinua nella creazione come se fosse essa stessa palude: un crogiolo dove gli elementi di liquidità prendono forma asciugandosi. In un crescendo di sguardi, in un aprirsi progressivo di visuali che attraversano le sale della galleria, lo spettatore dovrà perdersi più volte, confondersi con gli elementi e farsi anch’esso palude, cioè pittura.
Le campiture di Rodrigo Blanco, in piena e leggibile evoluzione con il lavoro che si sta delineando negli ultimi anni, prendono il sopravvento sugli elementi linguistici. Nelle distese uniformi si delinea una sorta di deserto nel quale l'essere pare esodato, a dispetto della tela, dei curatori, del pubblico, dell'artista stesso. Egli governa ma cede come a perdersi nel soggetto che origina nel quadro, ovvero nel luogo che lo ospita quasi di scorcio. Allora più che esodo è esondazione, è l'idea di moltiplicarsi attraverso le pareti, è affresco potenziale. I quadri mettono in mostra la magniloquenza della campitura, con il contrappunto di radi alfabeti pittorici che tracciano le linee di una sorta di elemento pompeiano perenne. Ma come a recuperare il senso della presenza dell’artista-autore che forma il mondo ed in esso agisce anche come entità politica, Rodrigo Blanco lascia dialetticamente spazio al isegno a carboncino nell’atto di fissare alcuni istanti nello spazio antropomorfo. L’origine della presenza disegnata prende momentaneamente il sopravvento su tutte le superfici, su tutte le presenze di vibrazione pura.
La questione dell’istante è centrale. E anche il suo realizzarsi attraverso l’occupazione del “suolo” della superficie pittorica.
La superficie è l’agognata meta di ogni essere umano. Si conosce la superficie del corpo e si lotta per rimanere vivi su quella del mondo. Il lavorio di essere, di esistere, di non scomparire è perciò il grido e il canto di ciascuno. La superficie è il campo della presenza e del desiderio. La linea sottile di emarcazione tra il sublime e l’infernale. Si dice crosta per la pelle ispessita e per il quadro sbagliato, per i muri fatiscenti e per la lamiera che arrugginisce, ma al di là del disprezzo verso tutto ciò che non è liscio, è la crosta terrestre il nostro unico campo d’azione. È attraverso di essa che il nostro mondo entra nella sfera del possibile. È semplicemente il qui ed ora di ciò che prima era magmatico e inafferrabile.
Weber & Weber
Galleria Arte Moderna e Contemporanea