Ugo Ricciardi

Ugo Ricciardi, classe 1975, è un fotografo italo-svizzero. Vive e lavora a Torino. Dopo due master in fotografia di moda alla Kaverdash School di Milano, inizia a lavorare come fotografo nell'agenzia di fotogiornalismo La Presse. Tra il 1998 e il 2003 ha lavorato come assistente per il fotografo Giuseppe Pino e per molti professionisti in Superstudio Industria, Milano.
Nel 2004 ha iniziato a lavorare come professionista a Torino e ha avuto molte collaborazioni con famosi marchi nazionali come Mondadori, Roncato, Disaronno, Lisap. Nello stesso anno tiene la sua prima mostra al Photoikon di Torino con la serie “Angeli di Pietra”.
Tra il 2008 e il 2012 è stato docente di fotografia di ritratto presso Ph Libero, e nel 2012 ha aperto un nuovo studio per professionisti. Nel 2015 ha avviato il progetto “Nightscapes”, che è in corso, esposto in molte fiere e gallerie d'arte in Italia e in Europa.

 


Gallery


Dune And Circle Of Light 01, Tunisia, 2023
Dune And Circle Of Light 01, Tunisia, 2023
Birches And Circle Of Light In The Sky, West Alps, 2020
Birches And Circle Of Light In The Sky, West Alps, 2020
Field And Circles Of Light 1, 2021
Field And Circles Of Light 1, 2021
Glacier Ancd Circle Of Light 1, Iceland, 2021
Glacier Ancd Circle Of Light 1, Iceland, 2021
Iceberg And Circle Of Light 1, Iceland, 2021
Iceberg And Circle Of Light 1, Iceland, 2021
Icebergs And Circle Of Light 1, Iceland, 2021
Icebergs And Circle Of Light 1, Iceland, 2021
Callanish Stone And Light 1, Scotland, 2019
Callanish Stone And Light 1, Scotland, 2019
Olive Tree And Light 1, Apulia, 2019.
Olive Tree And Light 1, Apulia, 2019
Giant's Causeway And Figure, Northern Ireland, 2018
Giant's Causeway And Figure, Northern Ireland, 2018
Millenary Wild Olive Tree 2, Sardinia, 2018
Millenary Wild Olive Tree 2, Sardinia, 2018

 

Bogdan Koshevoy

Bogdan Koshevoy (Dnipro, 1993) giovane pittore figurativo e visionario al contempo, presenta un nuovo ciclo di opere che costituisce il naturale prosieguo della sua ricerca attorno all’architettura e al paesaggio. Infatti, i protagonisti prediletti dall’artista di Dnipro sono spesso edifici caratterizzanti le aree interne dell’Ucraina, costruiti lungo tutto il corso del Novecento e lasciati poi in abbandono o demoliti intenzionalmente dopo la fine della dominazione sovietica. Pur rimanendo saldamente ancorato ad una rappresentazione d’ispirazione realistica, Koshevoy ci mostra paesaggi dagli echi fantastici, a tratti mitici, certo non privi di elementi disturbanti, talora grotteschi. Nelle opere in mostra l’atmosfera è perlopiù pervasa da un senso di inquietudine che accompagna la rivelazione di tragedie appena avvenute, colte altrimenti nel momento stesso in cui esse si compiono, se non l’annuncio di vere e proprie catastrofi. Mai del tutto disabitati, questi luoghi accolgono e rigettano a più riprese una vasta fauna umana e zoologica, un catalogo di presenze sopraffatte da lotte, agguati, scoperte inattese, mutazioni, oppure, dove la portata degli eventi acquisisce dimensioni più epiche, da fenomeni atmosferici e astronomici dalle conseguenze inarrestabili.
Da un punto di vista identitario, Koshevoy ama definirsi come il frutto di un intreccio di culture, un connubio di influenze ben esplicato dagli eclettici edifici ucraini la cui storia, secondo l’artista, non è mai stata sufficientemente studiata e valorizzata. Partendo dai relitti dell’età zarista per giungere a quanto lasciato in rovina durante la crisi economica seguita al dissolversi dell’URSS, Koshevoy rende un personale e accorato omaggio a intere pagine di architettura destinate alla damnatio memoriae, una stratificazione emblematica di stili e fasi politiche dal valore spesso controverso. Ci rendiamo poi conto che, spesso, niente è esattamente come appare: Tower, ad esempio, non è altro che un serbatoio idrico dall’aspetto inusualmente elegante agli occhi degli occidentali, mentre il carro sullo sfondo riprende fedelmente un giocattolo di propaganda sovietica passato di generazione in generazione, fino ad essere raccolto dalle mani del pittore. Ai serbatoi seguono altrettanto solitarie magioni, fabbriche mai del tutto dormienti, parchi divertimenti malinconicamente proiettati nel futuro (Zvezdnij Teleport, 2022), mentre prevale il calore del mattone e non mancano finestre illuminate, ancor più sorprendenti nel momento in cui suggeriscono scene da racconto giallo alla Agatha Christie (A murder in the blue house, 2022).
Tutt’attorno si dispiega una natura lussureggiante, a tratti esotica, spesso sconfinante in praterie d’un verde accecante, cui si alternano tonalità più polverose, fino a rappresentare gli esiti di una vera e propria apocalisse indeterminata nel tempo e nello spazio (Solitude, 2023), dove scheletri di epoche geologiche e specie diverse emergono dalla terra riarsa, magra consolazione per l’avvoltoio sullo sfondo, unica creatura eletta ad una, seppur breve, sopravvivenza. Da sempre affascinato dal mondo animale, Koshevoy ha già mostrato in opere precedenti l’idilliaca convivenza tra creature considerate estinte ed esseri umani (come si può vedere in Cretaceous Utopia, 2021), quasi un possibile risvolto utopico di quanto prefigurato nel film muto The Lost World (Harry Hoyt, 1925), immaginando un equilibrio tra specie e civiltà altrimenti incompatibili. In queste nuove opere, invece, la presenza animale si fa perlopiù sinistra, se non antagonista, facendo precisi riferimenti alla simbologia naturale nella storia dell’arte occidentale: ad esempio, la scimmia è frequentemente associata al demoniaco (Encounter with the pink demon, 2022), mentre il coniglio può rimandare ad una sessualità sfrenata.
Il paradiso si fa sempre più corrotto e in fiamme (Invasion, 2022), mentre le viscere della terra si aprono su dimensioni sconosciute (Out of curiosity, 2023). Stando a quanto affermato dallo stesso artista, la steppa totale dell’Ucraina viene trasfigurata al punto da diventare non solo un luogo mentale turbato dall’inconscio, ma un vero e proprio spazio della memoria. Nonostante il loro destino avverso, le architetture di Dnipro si trasformano a loro volta in un simbolo, un autentico punto di riferimento per la vita di Koshevoy, il quale ha scelto Venezia, da sempre considerata la porta d’Oriente, per proseguire prima gli studi e poi la carriera artistica: il luogo ideale per iniziare a scoprire il mondo e, al tempo stesso, riscoprire sé stessi. .

 


Gallery


A Murder In The Blue House, Oil On Linen, 36x61 Cm.
A Murder In The Blue House, Oil On Linen, 36x61 Cm.
Breakout, 2022, Olio Su Tela, 170x100 Cm..
Breakout, 2022, Olio Su Tela, 170x100 Cm.
Encounter With The Pink Demon, 2022, Oil On Canvas, 50x60cm.
Encounter With The Pink Demon, 2022, Oil On Canvas, 50x60cm.
Eruption, 2021, Oil On Canvas, 60x80 Cm.
Eruption, 2021, Oil On Canvas, 60x80 Cm.
Hide And Seek, 2019,  Olio Su Lino, 100x120 Cm. 2
Hide And Seek, 2019, Olio Su Lino, 100x120 Cm. 2
Invasion, 2022, Oil On Canvas, 100x58 Cm.
Invasion, 2022, Oil On Canvas, 100x58 Cm.
Jungle Bather, 2019, Oil On Linen, 200x154
Jungle Bather, 2019, Oil On Linen, 200x154
Lakeside Scene, 2022, Oil On Board, 20x18 Cm.
Lakeside Scene, 2022, Oil On Board, 20x18 Cm.
Old Canal, 2023, Oil On Canvas, 100x80cm.
Old Canal, 2023, Oil On Canvas, 100x80cm.
Out Of Curiosity, 2023, Oil On Board, 34x29 Cm.
Out Of Curiosity, 2023, Oil On Board, 34x29 Cm.
Red House, 2023, Oil On Board, 20x18 Cm.
Red House, 2023, Oil On Board, 20x18 Cm.
Solitude, 2023, Oil On Canvas, 50x50 Cm.
Solitude, 2023, Oil On Canvas, 50x50 Cm.
The Outskirts, 2023, Oil On Linen, 140x114cm.
The Outskirts, 2023, Oil On Linen, 140x114cm.
The Roof Is On Fire, 2023, Oil On Board, 20x16,5cm.
The Roof Is On Fire, 2023, Oil On Board, 20x16,5cm.
Tower, 2022, Oil On Canvas, 150x80 Cm.
Tower, 2022, Oil On Canvas, 150x80 Cm.
Untitled, 2023, Oil On Board, 25x22 Cm.
Untitled, 2023, Oil On Board, 25x22 Cm.
Zvezdnij Teleport, 2022, Olio Su Lino, 85x70cm.
Zvezdnij Teleport, 2022, Olio Su Lino, 85x70cm.

 

Vasco Ascolini

Vasco Ascolini nasce a Reggio Emilia il 10 maggio 1937 dove vive e lavora.
Dal 1965 si dedica da autodidatta alla fotografia: le sue opere sono conservate nei maggiori musei nazionali e internazionali tra cui la Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, il Centre Georges Pompidou Musée d’Art Moderne di Parigi, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Metropolitan Museum di New York e il Guggenheim di New York.
Nel 1973 diventa fotografo ufficiale del Teatro Municipale di Reggio Emilia: intraprende un percorso di confronto tra questo e il linguaggio della fotografia a partire dalle riflessioni teoriche che Ugo Mulas ha svolto su questo tema.
Il soggetto delle fotografie di Ascolini è l’uomo, non inteso in questo caso come espressione metaforica della condizione umana, bensì come individuo che, svolgendo il ruolo di attore sul palcoscenico, si realizza fisicamente.

Verso la metà degli anni Ottanta il rapporto con il teatro si esaurisce e il fotografo inizia a dedicarsi a un soggetto del tutto differente: l’architettura e la statuaria. Le immagini di Ascolini hanno lo strano effetto di un déjà - vu: sono nuove ma allo stesso tempo sono indimenticabilmente familiari, richiamano alla mente sensazioni, emozioni e stati d’animo che ci hanno toccato profondamente ma che erano troppo fugaci perché le cogliessimo in tutta la loro importanza.
La crescente notorietà gli fa ottenere numerose committenze: a Parigi, gli vengono affidati gli incarichi di fotografare gli interni e gli esterni del Musèe Carnavalet, le sculture del Musée Rodin (sedi di Parigi e di Meudon) e del Musée di Louvre, il Parc de Saint- Cloud, il Parc Royal e i Jardins des Tuileries, l’Ecole Nationale des Beaux Arts. Realizza anche cicli fotografici al Musée Réattu di Arles, al castello e ai giardini di Versailles, all’Abbaye de Roseland e alla città vecchia di Nizza, al Château de Châteaudun.

In Italia, riceve committenze dai comuni di Aosta e di San Giovanni in Persiceto (Bologna), dalla sopraintendenza archeologica di Pompei e dal comune di Mantova. Nel 2000 Vasco Ascolini viene nominato “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres” della Repubblica di Francia.

Sue importanti mostre personali si sono tenute, a partire dal 1983, in musei e spazi espositivi d’Italia, Francia, Stati Uniti d’America, Canada, Finlandia, Portogallo, Grecia, Svizzera, Egitto; ha partecipato a varie mostre collettive in molti paesi, e le sue fotografie sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private. Nel 1985, Ascolini espone al Lincoln Center di New York. Nel dicembre 2007 - febbraio 2008, Palazzo Magnani di Reggio Emilia dedica a Vasco Ascolini una mostra antologica, a cura di Sandro Parmiggiani, accompagnata da un catalogo, edito da Skira.

 


Gallery


Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito Figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito Figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia
Vasco Ascolini Deposito figure 1996 1997 Fotografia

 

Antonio Violetta

Antonio Violetta, artista e poeta nato nel 1953 a Crotone, è attivo a Bologna. L’artista esordisce nel 1976 con una personale presso la Galleria Ferrari di Verona in occasione della quale espone opere dalle quali emerge la riflessione sulla materia e sullo spazio che accompagnerà l’intera produzione dello scultore. Nel 1982 partecipa a Documenta 7 di Kassel su invito di Germano Celant e nel 1986 alla XLII Biennale di Venezia. A partire dalla realizzazione delle prime opere la materia è attraversata da graffi, da segni plastici prodotti con le dita, da solchi e da tagli: nella decostruzione della forma compiuta da Antonio Violetta negli anni Ottanta e parte dei Novanta, la frattura è intenzionale e consapevole, il vuoto che essa dischiude dentro la materia stessa rivela un’assenza che assume un significato simbolico. Le opere della seconda fase realizzate tra il 1994 e il 2004 all’insegna della figurazione, benché derivino dalle esperienze dei vent’anni precedenti, rappresentano una rottura con il modus operandi del primo periodo: l’evoluzione stilistica di Antonio Violetta procede infatti dall’astrazione alla figurazione a differenza, per esempio, di maestri quali Lucio Fontana, Mario Mafai e Giuseppe Capogrossi che dalla figurazione approdano all’arte astratta. Nelle sculture realizzate da Antonio Violetta l’approccio stilistico non è il fine ma il mezzo attraverso cui compiere una ricerca trasversale con riferimenti non soltanto al primo Rinascimento ma anche ad Arturo Martini, passando attraverso Medardo Rosso e addirittura all’arte egizia o etrusca. La terza fase della produzione di Antonio Violetta, che riassume tutta la sua poetica, contempla i due periodi precedenti solo in apparenza antitetici: ciò che li accomuna è infatti il continuo interrogarsi sul significato del gesto; la componente mentale e quella esecutiva hanno per l’artista uguale importanza. Antonio Violetta ha esposto nel 2017 a Torino negli spazi della galleria Weber&Weber.

 


Gallery


Maschera 2015 Terracotta E Grafite H Cm 32
Maschera 2015 Terracotta E Grafite H Cm 32
Palmyra 2015 Terracotta E Grafite H Cm 51
Palmyra 2015 Terracotta E Grafite H Cm 51
Polifemo 2014 Terracotta Dipinta H Cm 37
Polifemo 2014 Terracotta Dipinta H Cm 37
Testa 2016 Terracotta E Grafite H Cm 40
Testa 2016 Terracotta E Grafite H Cm 40
Torso 2015 Terracotta E Grafite H Cm 68
Torso 2015 Terracotta E Grafite H Cm 68
Gli Occhi Del Poeta 2015 Terracotta E Grafite H Cm 38
Gli Occhi Del Poeta 2015 Terracotta E Grafite H Cm 38
Il Silenzio 2012 Bronzo H Cm 29 5
Il Silenzio 2012 Bronzo H Cm 29 5
Torso 2016 Terracotta E Grafite H Cm 63
Torso 2016 Terracotta E Grafite H Cm 63
Torso 2016 Terracotta E Grafite H Cm 72
Torso 2016 Terracotta E Grafite H Cm 72
Primitivo 2016 Terracotta E Grafite Cm 120x50x50
Primitivo 2016 Terracotta E Grafite Cm 120x50x50

 

Elisa Bertaglia

Elisa Bertaglia è nata nel 1983 a Rovigo, dove vive e lavora tuttora. Laureatasi in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 2008 ha co-curato la mostra Devozioni Domestiche alla Galleria Contemporaneo di Mestre a Venezia, scrivendo un testo critico pubblicato in catalogo. Nel 2009 ha vinto una Borsa di studio per collaborazione didattica presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nell’aprile del 2011 la sua opera Populus III, una serie di 28 disegni e dipinti su carta, è stata selezionata per la 54° Biennale d’Arte di Venezia, Padiglione Accademie. Ha iniziato solide collaborazioni con diversi critici, curatori e galleristi, esponendo in progetti espositivi sia in Italia che all’estero. Attraverso cicli di dipinti su carta, grandi disegni a parete, piccole installazioni e progetti site specific Elisa Bertaglia indaga alcune tematiche centrali nella propria ricerca artistica, tra cui il mondo dell’inconscio, la natura, il doppio, la memoria. Utilizzando un linguaggio onirico e simbolico, l’artista rappresenta un ricco vocabolario di piante, animali e bambini, immersi in paesaggi immaginari ma possibili. Elisa Bertaglia affronta in molteplici sfaccettature il concetto di soglia come metamorfosi, difficile quanto necessaria nella ricerca e formazione dell’identità: bimbi e fiere, sospesi nel vuoto o impigliati tra rami di piante carnivore, sono simboli del corto circuito nel complesso compendio di rituali e regole che celebrano il naturale passaggio tra non-coscienza e consapevolezza. L’artista ha esposto presso la galleria Weber & Weber nel 2016 in occasione della mostra personale Brutal Imagination, dalla quale emerge un nuovo sviluppo della sua ricerca, il ritorno al colore e a una scansione più narrativa; in occasione della collettiva Carte Sparse dello stesso anno e della collettiva Sguardi del 2017.

 


Gallery


Brutal Imagination 2016 Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22
Brutal Imagination 2016 Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 20x1,5
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 20x1,5
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 22,6x16,8
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 22,6x16,8
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 22,6x16,8(1)
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 22,6x16,8(1)
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 22,6x16,8(2)
Brutal Imagination 2016 Olio E Pastelli Su Carta Cm 22,6x16,8(2)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 150x100
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 150x100
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 29,5x20,5(1)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 29,5x20,5(1)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 29,5x20,5(2)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 29,5x20,5(2)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 29,5x20,5(3)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 29,5x20,5(3)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22(1)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22(1)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22(2)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22(2)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22(3)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 30x22(3)
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 44x30
Brutal Imagination 2016 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 44x30
Driftwood 2015 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 270x130
Driftwood 2015 Olio, Carboncino E Grafite Su Carta Cm 270x130